E andava all’acqua chiara alla fontana
Andava all’acqua chiara alla fortuna
Nel fresco camminava e all’ombra lo incontrò
Un cavaliere che le domandò...
"E dove andate mai, così splendente mia signor?
E dove andate mai così da sola?"
"All’acqua voglio andare, andare per specchiar
La veste nuova che mai si sporcò"
"Ah, se potessi ber quell’acqua chiara
Ah, se potessi berne almeno un’ora
Trenta marenghi d’or vi vorrei regalar
Se potessi quest’arsura rinfrescar"
"Ma io non tengo tazza né bicchiere, cavalier
E io non tengo tazza né bicchiere
E l’arsura che vi arde in gola
E che vi asciuga il cuore non vi posso rinfrescar"
"Ma io non voglio tazza né bicchiere
E io non voglio tazza né boccale
Ma questa notte, sotto al ciel
Nelle vostre braccia io con voi vorrei giacer"
"E questo non vi posso dire sola, cavalier
E questo non vi posso dir da sola
Ma chiederò per voi il permesso di restar
A chi mi fece adatta a voi piacer"
"E mamma, mamma, senti, ascolta bene il cavalier
Se quello che mi chiede sia da me
Trenta marenghi d’or per il permesso di restar
Con lui tutta la notte sotto al ciel"
"E fallo, figlia mia, tu fai del bene al cavalier
E fallo, figlia mia, fallo perché
Quei marenghi d’or son la dote che ti dà
La sola dote che ti dà mammà
Quei marenghi d’or son la dote che ti dà
La sola dote che ti dà mammà"
E giunta mezzanotte, sospirava il cavalier
"E che tenete e che vi affanna e strugge, cavalier?
Non è che voi piangete le marenghe che mi avete dato
E che per sempre vi han lasciato?"
"No, che non piango l’oro, ma il dolore, mia signor
No, che non piango l’oro, ma il dolor
Perché è mattina e ormai con l’alba me ne andrò
E a giorno fatto qui più non sarò
Perché è mattina e ormai con l’alba me ne andrò
E a giorno fatto qui più non sarò"
"E che piangete e che vi affanna il cuore, cavalier
E che piangete e che vi affanna invano, cavalier
Su questo petto mio, se vuoi, tu puoi attardar
Su questo petto mio ti puoi attardar...
Su questo petto mio sempre potrai attardar
Su questo petto mio potrai attardar..."